Antonio, l'allenatore in carrozzina

adesso sogna di arrivare al Milan

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    Antonio, l'allenatore in carrozzina
    adesso sogna di arrivare al Milan


    Orgoglio e tenacia: la lunga battaglia contro la diffidenza. Massimo Moratti mi disse: 2Quando esci dall'ospedale ti trovo un posto". Fu di parola e per 10 anni lavorai nel settore giovanile

    Nella collezione di foto custodita nel cassetto, appare sorridente prima al fianco del compianto Giacinto Facchetti, poi, quasi per “par condicio”, vicino a Silvio Berlusconi. E ancora, con un grande allenatore quale Gigi Simoni. Flash istantanei, attimi di felicità per Antonio Genovese, 33 anni, da quasi venti costretto a vivere su una sedia a rotelle. La sua storia è quella di un ragazzo innamorato del pallone, che troppo presto ha messo da parte il sogno di diventare calciatore ma che mai ha abbandonato l’idea di lasciare quell’ambiente dove le barriere mentali, più di quelle architettoniche, sono l’ostacolo maggiore per i disabili.

    Fino a 13 anni correva spensierato sui campetti delle periferie milanesi. «Avevo fatto diversi provini, ma non volevo lasciare l’Illirico. Iniziai da terzino, poi feci l’attaccante, ero robusto ma avevo uno scatto discreto...». Il giorno che purtroppo gli cambiò la vita fu alla fine di agosto del 1991, al ritorno dalle vacanze. Un grave incidente d’auto, la paralisi agli arti inferiori, l’inizio di un incubo, la lunga riabilitazione lontano da casa e dagli affetti più cari, nella speranza di un recupero alla normalità. «All’inizio fu dura, però vivevo nella speranza di poter presto uscire dal tunnel. Seguivo la Gonzaga di pallavolo, Zorzi era il mio idolo e nel frattempo continuavo la scuola, per ottenere il diploma di ragioneria. Poi mi tornò la grande passione per il calcio». Giocare non era più possibile. Antonio allora scelse un’altra strada, quella di allenatore: «Era ugualmente divertente. Cominciai a livello amatoriale, fin quando, nella primavera del 1996, al Niguarda conobbi Massimo Moratti. Volle sapere tutto della mia storia e mi disse: “Quando esci dall’ospedale telefonami e ti trovo un posto”. Fu di parola. Dal 1996 al 2006 sono stato nel settore giovanile dell’Inter come talent scout, segnalavo campioncini in erba. E pensare che ero un milanista...».

    Cinque anni fa una nuova mazzata. «Con l’arrivo di Ausilio e Paolillo all’Inter venne rivoluzionato il settore giovanile. Si voleva tenere solo chi aveva esperienze maggiori, e io, nonostante fossi lì da dieci anni, venni messo da parte. Scoprii per caso che non mi avevano rinnovato il contratto, erano le otto di sera di un venerdì. Non fu bello essere trattati così, ebbi la sensazione che la mia inabilità avesse influito su questa decisione improvvisa». Antonio però non si scoraggiò, anche se fu a quel punto che cominciò a trovare le prime grandi barriere: «Mi sono rivolto a tante società minori, inviavo il curriculum e mi chiamavano. Poi appena vedevano la carrozzina cambiavano espressione... Una volta addirittura sentii un dirigente pronunciare queste parole: “Ma cosa vuol venire a fare quello con noi?”».

    Arrendersi? Mai. Antonio bussa anche alle porte del Milan, dove però gli rispondono che «pure per allenare i ragazzini ci vogliono anni e anni di esperienza». L’aspirante tecnico-talent scout si consolava col suo lavoro di ragioniere che lo teneva occupato con la mente fino alle 5 del pomeriggio. Ma non voleva abbandonare quel sogno. «Infatti nel 2010 mi sono iscritto al corso per allenatori di base che mi ha permesso di ottenere il diploma B Uefa. Con questo patentino, fra gli uomini posso allenare in D e nei settori giovanili; invece nel calcio femminile non avrei problemi ad avere una panchina di A».

    Ed ecco subito lo stage presso la Femminile Inter Milano, giovanissime regionali, fresche vincitrici del campionato. E tante soddisfazioni che hanno ripagato i dolori e i sacrifici facendo dimenticare le tante porte chiuse in faccia. Ma la lettera col curriculum è sempre pronta, quel «mi candido per poter collaborare con la vostra società dalla prossima stagione...» sta per raggiungere diverse destinazioni. «Purtroppo ancora oggi quelli come me vengono visti con tanta diffidenza, ma chi mi conosce sa che non mi abbatto facilmente. Il mio sogno per la prossima stagione - confessa Antonio - è guidare il Milan femminile...». E si sa, prima o poi i sogni si avverano.

    di Giulio Mola

    (Testo tratto da: www.ilgiorno.it)
     
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